Nosferatu: dopo le leggendarie trasposizioni cinematografiche di Friedrich Wilhelm Murnau (1922) ed Werner Herzog (1979) del vampiro nato dal genio di Bram Stoker, Robert Eggers si approccia coraggiosamente ad una icona della cultura popolare confezionando forse una delle sue migliori opere nell’estetica e nei contenuti filosofici.
Wisborg, 1838. Thomas Hutter e sua moglie Ellen, vivono una vita semplice ma felice nella piccola città tedesca. Hutter viene inviato da Knock, il suo capo, sulle montagne della Transilvania per finalizzare la vendita di una tenuta con il Conte Orlok. Dopo un complicato viaggio pieno di terrificanti esperienze Hutter viene ricevuto dal raccapricciante Orlok. Verrà presto a conoscienza di una realtà sconvolgente.
Il regista di The Witch, The Lighthouse e The Northman, si approccia all’adattamento di quello che è universalmente una icona della cultura popolare oltre che è una delle sue ossessioni cinematografiche infantili, il capolavoro dell’espressionismo Nosferatu il vampiro (1922) a sua volta adattamento del Dracula (1897) di Bram Stoker.
L’esercizio a nostro avviso riesce perfettamente al regista statunitense, in primo luogo dal punto di vista estetico, facendo sì che Nosferatu si candidi ad essere un’opera capitale nella estetica gotica in primo luogo ma che riesce anche ad essere anche un bellissimo tributo al cinema espressionita tedesco di inizio secolo del quale Nosferatu il vampiro (1922) è un fulgido esempio.
Robert Eggers si spinge inoltre nell’esplicitare, forse mai come in questo film, il sottostesto esoterico (in particolare alchemico) che sottende a questa opera letteraria e cinematografica di straordinario successo. E’ infatti cristallina nel Nosferatu di Eggers il riferimento alla cultura alchemica che fa di essa una straordinaria rappresentazione della Nigredo o Opera al Nero, prima fase alchemica.
Alchimia, una delle influenze più capillari nella produzione letteraria e cinematografica passata e presente, lungi dall’essere una banale fascinazione per l’occulto è infatti una corrente culturale dalle profonde declinazioni filosofiche e psicologiche. Ben lo sapeva Carl Gustav Jung che ha lungamente approfondito il legame tra alchimia e psicologia (Psicologia e alchimia, 1944), vedendo in essa una rappresentazione simbolica che descrive i processi dell’inconscio attraverso il cammino verso l’individuazione. In questo senso l’alchimia medievale, attraverso la rappresentazione del tentativo di trasformare il piombo in oro, descrive metaforicamente del processo di trasformazione interiore che mira a integrare parti scisse della psiche, in cui il piombo rappresentava l’ego e l’oro il Sé, ovvero il raggiungimento di uno stato di completezza psicologica. L’alchimia quindi come straordinario modello per comprendere il viaggio psicologico verso la realizzazione del Sé, unificando aspetti consci e inconsci della psiche, che è in ultima analisi la strada per la realizzazione personale.
Eggers in questa sua interpretazione personale di Nosferatu osa molto più di altri nell’esplicitare le declinazioni simboliche e filosofiche dell’opera di Bram Stoker e distilla nelle parole del dottore e alchimista Professor Albin Eberhart Von Franz (il cui cognome non può non portare alla mente quello della allieva prediletta di Jung, Marie-Louise von Franz), interpretato da un sempre straordinario Willem Dafoe, molti dei principi filosofici dell’alchimia trasformativa. Fra di essi troviamo ad esempio la concezione del male come qualcosa di interiore all’uomo, la moralità come costrutto sociale che non ha nulla a vedere con le dimensioni spirituali, la perdita dell’anima come esperienza universale e l’integrazione dell’ombra come passaggio fondamentale da ricercare volontariamente per la realizzazione personale.
“Per affrontare il male devi conoscerlo”
Albin Eberhart Von Franz – Nosferatu
Già nell’opera originaria di Bram Stoker, il dottor Van Helsing – che nel film diventa l’alchimista Albin Eberhart Von Franz – rappresentava la ricchezza culturale dell’uomo rinascimentale, capace di integrare scienza, religione e intuizione per interpretare lo straordinario mistero della vita che sia nell’opera originaria che in questa sua nuova trasposizione, si contrappone alla deriva materialista dell’illuminismo. Deriva che ha sacrificato totalmente la strordinaria ricchezza delle antiche tradizioni misteriche come l’alchimia e che per questo paga un prezzo salatissimo a partire dalla diffusa mancanza di senso dell’esistenza che universalmente afflige l’uomo moderno. Tema affrontato anche nel bellissimo e sottovalutato The Book of Vision, opera prima dell’italiano Carlo Hintermann.
In buona sostanza Robert Eggers propone il suo Nosferatu come compendio cinematografico e distillato della visione filosofica ed esistenziale della tradizione alchemica, in particolare della sua prima fondamentale fase la Nigredo la cui natura putrefacente è rappresentata magistralmente, e nel farlo confeziona un’opera splendida esteticamente che non mancherà di affascinare gli amanti della cultura gotica ed esoterica oltre che la sconfinata platea dei fan della figura di Dracula. Una sfida cinematografica incredibilmente coraggiosa che il regista a nostro avviso ha vinto a piene mani.
Nosferatu è una visione imperdibile per iniziare l’anno cinematografico al meglio, da godere tassativamente su grande schermo.
Nosferatu vi aspetta al cinema a partire dal 1 gennaio 2025 grazie a Universal Pictures.
Regia: Robert Eggers Sceneggiatura: Robert Eggers Con: Bill Skarsgård, Nicholas Hoult, Lily-Rose Depp, Aaron Taylor-Johnson, Emma Corrin, Willem Dafoe, Simon McBurney, Ralph Ineson Durata: 132 minuti Paese: USA Produzione: Studio 8, Maiden Voyage Pictures Distribuzione: Universal Pictures