Io c’è: ora su Netflix la commedia che propone una riflessione scansonata sulle religioni ufficiali e sui movimenti spirituali emergenti.
Massimo Alberti (Edoardo Leo) ha ereditato con sua sorella (Margherita Buy) un antico palazzo di cui ha fatto un bed and breakfast. In un primo momento l’attività sembra essere florida ma ben presto Alberto si ritrova in passivo a causa delle esose tasse che lo stato italiano infligge anche alla imprenditoria. Casualmente scopre che gli edifici classificati come luoghi di culto sono esentati da numerose tasse, decide quindi di fondare un nuovo culto: lo Ionismo.
Seppur motivanto da un interesse personale inizia a scrivere, con l’aiuto della sorella e dello scrittore Marco Cilio, lo statuto dello Ionismo costruendo un percorso spirituale improntato sulla democrazia e sul perseguimento della propria voce interione visto che Dio risiede in ciascuno di noi.
Il simbolo sacro dello ioismo è uno specchio, una sorta di “conosci te stesso” metaforico di delfica memoria, che i fedeli utilizzano per scutare loro stessi e conoscersi nel profondo.
Come in tanta tradizione favolistica e mitologica Massimo è un eroe riluttante, un uomo mediocre che inaspettatamente diventa un leader spirituale trovandosi e vivere la grande missione della sua vita, la grande opera come si direbbe ne l’Alchimista di Paulo Coelho.
Una missione di cui non si sente degno, Massimo si rende infatti conto che sta realizzando qualcosa di molto più grande di un semplice progetto di evasione delle tasse e le che sue parole toccano le persone nel profondo.
Il famoso psicologo James Hillman sostiene che uno dei fallimenti della psicologia moderna consiste nel fatto di avere una tendenza patologgizzante. Secondo lo psicologo infatti attribuire una diagnosi ad una persona significa confinarla inesorabilmente nel recinto senza uscita della sua patologia, una sorta di etichettamento che finisce per essere fondante dell’identità dei singoli. Diversamente le molteplici forme di psicologia antica (mitologia greca, mitologia vedica, alchimia trasformativa, ..) nonché la psicologia del profondo junghiana sostengono che Dio, o gli Dei, agiscono costantemente in tutte le individualità essendo sepolto un frammento del divino specifico in ogniuno di noi che contiene il progetto specifico della nostra esistenza (Teoria della ghianda).
In questo approccio i disagi, le caratteristiche personali, spesso considerate patologiche nella contemporanea cultura della performance, non sono altro che la manifestazione della divinità interiore che risiede in ciascuno di noi e pretende di trovare realizzazione. E’ il Daimon che pretende di manifestarsi nella nostra vita, una forza inesorabile che se non trova spazio diventa demone con tutto il suo corredo di dolori psichici e manifestazioni psicosomatiche.
La nuova religione inventata da Massimo , lo ionismo, sostiene proprio questo, non più un Dio lontano e giudicante che ci osserva in attesa di giudicarci ma un Dio interiore, colmo in enormi potenzialità, capace di trasformare l’inferno quotidiano e le miserie quotidiane della vita in un paradiso sulla terra.
“A maggior forza e a miglior natura liberi soggiacete”
Purgatorio (Canto XVI, lines 79-83), Dante Alighieri
A tal proposito Igor Sibaldi sostiene che il famoso passo vangelico non è in realtà io sono la via, la verità e la vita ma bensì l’IO è la via, la verità e la vita proponendo una interpretazione dell’insegnamento cristico che cambia completamente il paradigma delle maggiori religioni ufficiali alludendo ad un approcio filosofico e spirituale secondo il quale all’interno di ciascuno di noi non solo sono presenti le risposte ma soprattutto che siamo portatori di un progetto specifico che è la personale strada di realizzazione di ciascuno di noi, lo scopo della nostra vita.
In questo senso l’IO, o Dio personale, va inteso come una sorta di se junghiano amplificato all’ennesima potenza, l’enorme complesso delle potenzialità che siamo in grado di esprimere quando seguiamo pedissequamente e senza secondo fini ciò che ci detta la voce interiore.
Ma io c’è, oltre a rappresentare diversi aspetti dei nuovi movimenti spirituali che fanno riferimento spesso alla gnosi che si stanno diffondendo, è anche una riflessione sul rilevante mercato dell’esoterismo che nasce dalle ceneri del fallimento delle religioni ufficiali travolte da terribili scandali e incapaci di rispondere alle necessità esistenziali contemporanee. Una riflessione che non manca di volgere lo sguardo anche sui lati oscuri di questi movimenti.
Se è vero infatti che siamo anime che in questa dimensione sperimentano la dualità e l’inevitabile conflitto che ne consegue anche i carismi e i maestri più significativi devono confrontarsi con la materialità, le sue sfide e le sue lusinghe. Un inevitabile confronto con l’ombra interiore tanto per intenderci insita in tanti maestri spirituali che rimangono comunque uomini.
Lontano dall’essere semplicemente un prodotto di intrattenimento Io c’è proprone una riflessione a tutto tondo, nel solco della commedia all’italiana, sulle luci e ombre del mondo religioso e dei movimenti spirituali emergenti che tanto hanno da raccontare sul nostro essere semplici uomini, seppur Dei.
Io c’è è disponibile ora su streaming su piattaforma Netflix.
Regia: Alessandro Aronadio Sceneggiatura: Alessandro Aronadio, Valerio Cilio, Edoardo Leo e Renato Sannio Con: Edoardo Leo, Margherita Buy, Giuseppe Battiston, Giulia Michelini, Massimiliano Bruno, Lorenzo Gioielli, Gegia, Gisella Burinato, Aleksandar Cvjetković, Franco Pinelli, Gladis Robles, Ana Brigitte Fernandez, Giorgio Musumeci, Vittorio Hamarz Vasfi, Andrea Purgatori, Daniele Parisi Paese: Italia Anno: 2018 Durata: 100 minuti Distribuzione: Vision Distribution