Cosa ha portato gli studiosi Carl Gustav Jung, Karl Kerenyi e Paul Radin a occuparsi del ciclo mitologico del il briccone Divino? Rappresenta forse una figura archetipica comune, un anello di congiunzione fra diverse culture?
Non esistono molti miti cosi universalmente diffusi come quello noto con il nome di “il ciclo del Briccone”. Pochi sono i miti di cui dsi possa affermare con altrettanza certezza che appartengono alle più antiche forme espressive dell’ umanità e raramente altri miti hanno conversato il loro contenuto originario in modo cosi fedele. [ . . . ] E’ chiaro che ci troviamo in presenza di una figura e di un tema, o di temi diversi, dotati di un’ attrativa particolare e duratura, e che hanno esercitato un eccezionale fascino sull’ umanità fin dagli inizi della civiltà. Nella forma conservatasi presso gli indiani dell’ America del Nord, e che deve essere considerata come la sua manifestazione più antica e più arcaica, il Briccone al tempo stesso creatore e distruttore, e sia che offra con liberalità i suoi doni o che li rifiuti, è il truffatore sempre truffato. Tuttavia non cerca mai coscientemente di perseguire una meta. Impulsi che non può dominare determinano in ogni situazione il suo comportamento. Non conosce nè il bene nè il male, ma è responsabile sia dell’ uno che dell’altro . Non conosce valori sociali o morali, essendo travolto dai suoi desideri e dalle passioni, eppure tutti i valori sono generali dalle sue azioni. [ . . . ] Come dobbiamo interpretare questa soprendente figura? Si tratta di un prodotto dell’ immaginazione creatrice di miti, universalmente umana, che offre all’ uomo un’immagine del mondo e di se stesso in un determinato periodo della sua storia? Oppure si tratta di un speculum mentis o, se si preferisce, di uno speculum imaginationis in cui si riflette la lotta dell’ uomo con se stesso e con il mondo, un mondo in cui è stato getttato senza averlo chiesto? Oppure è la risposta , sia pur approssimativa, allle domande che coscientemente o meno, si impongono all’ uomo sin dalla sua apparizione sulla terra? In base ai numerosi dati che possediamo sulle razze primitive, l’ipotesi non soltanto più ragionevole, ma pressoché dimostrabile, è che ci troviamo in presenza di un arcaico speculum imaginationis. Il nostro problema è quindi essenzialmente psicologico. Soltanto se lo consideriamo in primo luogo come tale, ossia come un tentativo dell’ uomo di dare una risposta ai suoi problemi soggettivi e oggettiv, il mito del Briccone comincia ad apparirci comprensibile e significativo. [ . . . ] In questo libro, commentando il testo di un mito del Briccone che ho rintracciato presso i winnebago del Wisconsin centrale e del Nebraska orientale che parlano la lingua sioux, esporrò le mie conclusioni etnologiche relative a questo tema. Inoltre, il professor Karl kerényi porrà in luce l’affinità che esiste tra la versione winnebago e i miti del Briccone delle civiltà occidentali più progredite, studiando le analogie con la civiltà e la mitologia greca, mentre il professor C.G. Jung analizzerà i problemi psicologici più ampi che riguardano la figura del Briccone in generale e non soltanto quella dei winnebago.
Il briccone divino è una delle mitologie più diffuse nel mondo e rappresenta con la sua universalità tematiche dai risvolti psicologici comuni a tutti gli uomini.
Autore: Carl Gustav Jung – Karl Kerenyi – Paul Radin Anno di pubblicazione: 2006 Editore: SE Pagine: 174