Dune – Tra le sabbie del mito: Filippo Rossi propone la sua interpretazione dello straordinario universo fantascientifico inventato da Frank Herbert a partire dal 1965 che ha ispirato numerose trasposizioni televisive e cinematografiche, o tentativi di trasposizioni come quello mai riuscito di Alejandro Jodorowsky, fino ai recenti colossal di Denis Villeneuve con Timothée Chalamet.
“Un grand’uomo non cerca di essere un leader, è chiamato a esserlo.”
Conte Leto – Dune
Il Ciclo di Dune senza dubbio è l’epopea fantascientifica più complessa e articolata che la letteratura ha conosciuto fino ad ora e il romanzo che ha svolto la funzione di spartiacque tra i timidi approcci degli esordi a quella che è la preponderanza attuale della fantascienza nella cultura popolare.
Il primo capitolo della saga, pubblicato inizialmente a puntate in una rivista, vede la luce in forma di romanzo nel 1965 grazie alla tenacia del suo autore Frank Herbert che lo propone a una lista incredibile di editori e nonostante i numerosi rifiuti persevera intravedendone lo straordinario potenziale.
Il resto è storia, il ciclo di Dune diventa il primo grande best seller della storia della fantascienza imponendo di fatto questo genere nella editoria e forse l’opera di maggiore impatto nell’ambito fantascientifico, continuando ad ispirare lettori e autori fino ai giorni nostri. Una epopea straordinaria per profondità e complessità che esplora temi universali come politica, religione e spiritualità (in forma contrapposta), ambiente, psicologia umana e la filosofia, intrecciandoli abilmente in una trama altamente avvincente.
Uno degli aspetti senza dubbio straordinari del genere fantascientifico è sicuramente la sua capacità predittiva delle evoluzioni dell’umanità. Se altre notissime opere di fantascienza come la saga di Matrix o Blade Runner narrano di quello che può essere considerato tutto sommato un tempo prossimo a quello attuale nel quale impazzano guerre contro le intteligenze artificiali che hanno acquisito una coscienza, Dune si colloca molto dopo nel tempo, in un momento nel quale la lotta con le macchine è stata vinta. Non vi è infatti più traccia di computer nell’universo, e il mondo è un sistema intergalattico a fortissima impronta feudale nel quale vi è dominio assoluto di alcune famiglie nobiliari (tra cui Atreides e Harkonnen).
“Dune è il vero libro speculativo del futuro dell’umanità”
Filippo Rossi
Ma Dune è anche molto altro, un’opera che parla di politica e psichedelia, troviamo infatti l’orrore per l’ esperienza del nucleare, una rappresentazione per nulla velata delle pratiche colonialiste e riferimenti alla esperienza psichedelica tanto in voga in quegli anni. Se è infatti vero che dietro la metafora del mélange vi è sicuramente una rappresentazione del petrolio – in quanto vitale per il viaggio interstellare e quindi per il controllo dell’Impero – vi è sicuramente anche un riferimento agli psichedelici che consentono all’uomo di avere esperienze mistiche e accedere alle sue facoltà superiori, all’Oltreuomo come direbbe Nietzsche. Il pianeta nel quale la spezia viene raccolta si chiama Arrakis, in arabo ar-rāqis ossia “il danzatore”, nome che a noi mediterranei non può non portare alla mente Dioniso e i culti dionisiaci così strettamente interconnessi con la danza e gli stati estatici che essa può condurre e le danze dei Dervisci.
Ma Dune è anche un’opera profondamente influenzata dalla psicanalisi, grazie alla conoscienza di Herbert con i coniugi Ralph e Irene Slattery, psicanalisti che non solo gli portano testimonianza del recente orrore dell’olocausto e lo iniziano al Buddismo ma lo mettono anche a conoscienza delle teorie psicanalitiche di diffuse del momento. Vi è infatti anche il genio assoluto dello psicanalista più noto dell’epoca, Carl Gustav Jung, fra le influenze più rilevanti che hanno generato gli straordinari archetipi che costellano l’epopea e le dinamiche classiche del viaggio dell’eroe che aveva elaborato da Joseph Campbell, anche lui junghiano.
“Sebbene noi esseri umani abbiamo una vita personale, tuttavia siamo in gran parte rappresentanti, vittime e promotori di uno spirito collettivo i cui anni si contano a secoli”
Carl Gustav Jung in Ricordi, sogni, riflessioni, 1961
In buona sostanza possiamo definire l’opera di Filippo Rossi una disamina veramente ricca e dettagliata, perfetta per iniziare ad approcciare la ricchezza dell’universo di Dune, nella quale l’autore dimostra una profonda comprensione e rispetto per l’opera.
Un saggio capace di scandaglia i molteplici riferimenti che hanno dato vita a questa straordinaria opera letteraria arricchita di particolari del suo poliedrico autore definito nella prefazione della prima edizione come “Frank Herbert, la cui opera è stata paragonata a quella eterogenea di scrittori come Aldous Huxley ed Edgar Rice Burroughs, è stato giornalista per molti anni sulla Costa occidentale. Sia scrittore che fotografo professionista, è esperto di materie che variano dalle religioni orientali alla botanica della giungla, alla geologia sottomarina. Il suo ricco bagaglio di esperienze include il lavoro come cameraman della tv, commentatore di notizie alla radio, cacciatore subacqueo di ostriche, istruttore di sopravvivenza nella giungla, psicanalista laico e insegnante di scrittura creativa.”
Un saggio indispensabile per chi vuole approfondire l’opera di Herbert che si ferma prima delle straordinarie trasposizioni di Denis Villeneuve (qui le nostre recesioni di Dune – Parte Uno, Dune – Parte Due) ma che è comunque ricchissima di elementi utili ad entrare nel suo universo.
Dune – Tra le sabbie del mito è in tutte le librerie grazie a Edizioni NPE.
Autore: Filippo Rossi Pagine: 622 Anno di pubblicazione: 2020 Editore: Edizioni NPE