C’era Una Volta in Buthan – Recensione del Film di Pawo Choyning Dorji

C’era Una Volta in Buthan – Recensione del Film di Pawo Choyning Dorji

C’era Una Volta in Buthan: dopo il fortunato debutto con Lunana: Il villaggio alla fine del mondo, vincitore di numerosi premi e candidato agli Oscar 2022 come Miglior Film Internazionale, il regista bhutanese Pawo Choyning Dorji torna a raccontare il suo paese in uno dei momenti più importanti del suo passato recente, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023.

Il Regno del Bhutan è forse la nazione al mondo che più strenuamente ha resistito alla modernizzazione dilagante, un fenomeno pervasivo che ha finito per uniformare i gusti e i costumi di tutte le culture a livello globale. A questa aspirazione nazionale al conservatorismo e alla sua chiusura nei confronti del mondo esterno dobbiamo la conservazione degli usi e delle tradizioni antichissime di questo straordinario popolo, tra i quali ad esempio il Vipaśyanā, quello che è considerato l’insegnamento più fedele ai precetti del Buddha nella loro forma originaria.

Nonostante tanta strenue resistenza anche in Bhutan è giunta la modenizzazione e, seppur come ultimo paese al mondo, anche qui è arrivato internet, la televisione e quello che è forse il cambiamento più grande di tutti: il passaggio dalla monarchia alla democrazia. Gli abitanti di questo paese così tradizionale tuttavia non hanno idea di come si pratichi la democrazia, allo scopo di insegnare quindi ai sudditi a votare, nel 2006 le autorità organizzano una finta elezione in modo da fare prendere familiarità al popolo con le dinamiche delle elezioni libere.

Di sicuro qualsiasi occidentale inorridirebbe al pensiero di vivere in una monarchia, Pawo Choyning Dorji ribalta questa miope visione tipica di chi vive in un paese economicamente avanzato dimostrando la piccolezza dello sguardo di chi avendo a disposizione internet e infiniti canali di streaming ritiene di sapere tutto del mondo.

Con il suo sguardo discreto e il suo umorismo sottile il regista bhutanese rappresenta cinematograficamente la discrasia culturale fra il suo Buthan e il resto del mondo e evidenza quanto sia grottesca la pretesa del volere esportare la democrazione là dove l’arroganza occidentale ritiene di avere a che fare con un paese culturamente inferiore. Assolutamente esilaranti in questo senso le scene nelle quali i funzionari governativi per insegnare la democrazia tentano di convincere i bhutanesi che devono necessariamente litigare fra di loro se appartenenti a partiti diversi. Similmente esilarante lo sgomento del turista americano che si vede rifiutare una cifra enorme dai contadini del luogo in cambio di un oggetto per loro di poco valore perchè sono si non sentono a loro agio ad accettare cifre così alte.

 “lo scopo di un governo è quello di fornire felicità al suo popolo, e se un governo non può fornire felicità, non ha motivo di esistere”

Costituzione bhutanese

Pawo Choyning Dorji già con il suo sfoglorante esordio – Lunana: Il villaggio alla fine del mondo – aveva inizato a testimoniare gli effetti nefasti dei venti capitalisti sul suo paese caratterizzato da una profonda spiritualità, dall’amore per la tradizione e animato da una ricerca attiva della felicità per i suoi sudditi – tanto da proporre il FIL (Felicità Interna Lorda) in sostituzione del PIL (Prodotto Interno Lordo).

“Con entrambi i film ho cercato di toccare il valore e l’unicità della cultura e delle tradizioni bhutanesi. Il Bhutan è alla ricerca incessante di modernità, istruzione e occidentalizzazione. Molte volte, in questa ricerca, rinunciamo alla nostra cultura e alle nostre tradizioni che ci rendono così unici. Questi valori stanno scomparendo nel Bhutan urbano, e per questo sono andato nel Bhutan rurale per ritrovarli. L’innocenza è un valore e un tema così importante dell’essere bhutanesi e purtroppo in questo cambiamento verso un paese più moderno e più istruito, si sta perdendo, perché sembra che la mente moderna non riesca a distinguere tra “innocenza” e “ignoranza”. Uno dei motivi principali per cui ho voluto raccontare questa storia è perché volevo condividere con il mondo, e ricordare ai miei connazionali bhutanesi, le circostanze uniche che portano all’apertura e alla modernizzazione del Bhutan” 

Il regista Pawo Choyning Dorji

Come la prima pellicola anche in questo caso il regista sceglie di utilizzare nella maggior parte dei casi come attori i veri abitanti del villaggio di Ura. Una scelta che conferisce alle sue opere uno straordinario senso di autenticità e acquisisce un valore ancora più alto in quanto presenze capaci di testimoniare realmente il senso di una cultura tanto ricca che rischia però di scomparire sotto il peso della globalizzazione.

Una perla cinemaografica da non perdere.

C’era Una Volta in Buthan è in uscita nelle sale italiane il 30 Aprile 2024 grazie a Officine Ubu.

RegiaPawo Choyning Dorji Con: Tandin Wangchuk, Kelsang Choejey, Deki Lhamo, Pema Zengpo Sherpa, Tandin Sonam, Harry Einhorn, Choeying Jatsho, Tandin Phubz, Lhendup Selden Anno: 2023 Durata: 107 minuti  Distribuzione: Officine UBU

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